Gli oggetti che ci circondano hanno una storia, così come ogni abito che indossiamo.
Anche nel nuovo progetto We wear culture di Google Arts & Culture c’è moltissima Italia.
We wear culture è un tour virtuale (disponibile su YouTube o accessibile con un visore per la realtà virtuale) che visita archivi, scuole, istituzioni, musei, fondazioni, backstage in tutti gli angoli del mondo: Firenze, Milano, Parigi, Londra, Tokyo, New York…
La cultura non è solo quella che si scrive, ma anche quella che si indossa. Partendo dai costumi che ancora indossano nelle foreste equatoriali si arriva a quelli creati per i divi di Hollywood, percorrendo così 3000 anni di storia della moda e del costume.
Le istituzioni coinvolte nel progetto sono 180, tra quelle italiane ci sono: Museo Salvatore Ferragamo, la Fondazione Gianfranco Ferré, il Museo del Tessuto di Prato, la fondazione Micol Fontana, il Palazzo Fortuny, il Museo MAXXI.
Storie online con 450 mostre digitali e per un totale di 30.000 foto, video e altri documenti.
L’abito nero di Gabrielle Bonheur Chanel
Viaggiando virtualmente si può arrivare indietro nel tempo sulla storica Via della seta, passando per la corte di Versailles, il Punk, il denim delle miniere, lo street style e via dicendo. È possibile incontrare Coco Chanel, Cristóbal Balenciaga, Yves Saint Laurent, Vivienne Westwood, Salvatore Ferragamo, Audrey Hepburn, Christian Dior, Helmut Newton, Irving Penn, Yves Saint Laurent, Manolo Blahnik, Gianni Versace, Oscar de la Renta, Pierre Balmain, e tanti altri.
Le decolleté rosse di Salvatore Ferragamo
Inoltre, i quattro capi iconici che hanno cambiato il modo di vestire e hanno, quindi, fatto la la storia della moda sono raccontati in modo saliente.
Uno dei pezzi iconici del fashion sono gli le decolleté rosse di Salvatore Ferragamo, Italia (1950-60), realizzate per di Marilyn Monroe, che indossò nel suo film di debutto “Fermata d’autobus”. Tacchi a spillo tempestati interamente di strass color rosso scarlatto di cui ne viene raccontato come lo stilista fiorentino abbia avuto e realizzato l’idea. (video)
Locandina del film “Fermata d’autobus
Si aggiungono, poi l’abito nero di Gabrielle Bonheur Chanel, in Francia (1925), un pezzo esclusivo nell’armadio di ogni donna; la maglia e gonna Comme des Garçons da Kyoto, in Giappone (1983), con cui Rei Kawakubo ha portato l’estetica e l’artigianato del design giapponese sul palcoscenico mondiale attraverso modelli radical; il corsetto di Vivienne Westwood, nel Regno Unito (1990), ove della stilista ha catturato lo spirito del passato rendendolo capo must.
Il corsetto di Vivienne Westwood
Belle le scarpe di Ferragamo, bell’articolo!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ciao Alfieri Jewel Design, grazie! le scarpe 👠 sono veramente belle.. e guardandole bene bene.. mi verrebbe voglia di indossarle, perché creare da un grande artista come Ferragamo!
"Mi piace""Mi piace"
In questo articolo ho piacevolmente ritrovato alcuni dei punti fermi dello stile italiano. In effetti nel mio blog mi piace scrivere di moda e di stile che caratterizzano le varie epoche storiche . Prova a dare un’occhiata….potrebbe piacerti. Ciao ciaooooooo Giulia
"Mi piace""Mi piace"
Ciao Giulia, ho letto già il tuo blog lasciato diversi like..la scorsa settimana. La moda è bella in ogni epoca perché esprime lo status, i sogni e l’evoluzione dei quell’epoca stessa! 😀
"Mi piace""Mi piace"
Bellissimo articolo, lo stile italiano è sempre un passo avanti, ne è un esempio proprio lo stiletto rosso!!! Buona giornata.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ciao Dollsbsartoria, grazie per il tuo commento all’articolo: d’accordissimo con te riguardo il “sempre un passo avanti”! 👍🏽👏🏽
"Mi piace"Piace a 1 persona