La moda vive oggi una fase profonda di rivoluzione, un cambio di un vero e prorpio cambio di rotta con due poli energetici: la personalizzazione e la connessione. La personalizzazione corrisponde alla possibilità di creare uno stile “su misura”, non tanto nel senso delle misure sartoriali quanto nell’unicità di uno stile “cucito addosso” alle abitudini personali. La connessione è il dialogo tra l’abito, chi lo indossa e l’ambiente esterno.
Nell’industria della moda i brand del segmento “value” e del “lusso accessibile” sembrano aver compreso prima di altri quello che i consumatori, specie i più giovani, chiedono. Lo dimostra il progetto Data Dress, un’applicazione che ha alle spalle due colossi come Google e H&M e che si basa proprio sui due concetti di connessione e personalizzazione.
Una volta scelta l’occasione – business, party oppure gala – l’app monitora per una settimana le abitudini dell’utente, le attività svolte e il contesto esterno, e costruisce su queste un abito su misura. Per esempio, la fantasia geometrica del vestito può essere ispirata al percorso che si fa di solito correndo, i dettagli aggiunti in base ai luoghi frequentati, la stoffa e il peso definiti dalle condizioni meteo e dalla temperatura. L’abito costituisce così un capo unico, una rappresentazione della vita e della personalità di chi lo indossa. Per modificare e acquistare infine il vestito bastano pochi tap sul proprio smartphone.
“Il ciclo della moda sta vivendo cambiamenti epocali e stiamo assistendo a importanti progressi tecnologici in grado di trasformare l’intero settore“, queste le parole di Antonio Achille, senior partner di McKinsey, a margine della presentazione del rapporto The State of Fashion 2017, che mostra alcuni dati impressionanti. Se l’industria del fashion fosse uno stato, questo avrebbe la settima economia del mondo, considerando che il valore prodotto a livello globale è di 2,4 trilioni di dollari. Per il 2017 la previsione è che i ricavi cresceranno ancora del 2,5-3,5%.
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L’interrogativo è se moda e tecnologia siano rivali oppure alleate. Da un lato la tecnologia, che sta diventando un prodotto di consumo in ogni settore, sfrutta strategie che provengono dal mondo della moda per far percepire i propri prodotti come status symbol. Dall’altro lato la moda è costretta a innovarsi ma deve affrontare un cambio nelle aspettative e nelle richieste dei potenziali acquirenti. Per il settore del lusso, per esempio, è difficile raggiungere un pubblico giovane, affascinato dai circuiti elettronici di uno smartwatch più che dai complessi ingranaggi di un orologio.
La moda, per rispondere a queste sfide, deve innovarsi proponendo capi che integrino elementi tecnologici e nuove funzioni in un prodotto creativo e fortemente personalizzabile.
Tessuti tech. Appena qualche anno fa veniva lanciata sul mercato una camicia “immune alle macchie”. Lo scenario di fronte a cui ci troviamo oggi è andato ben oltre la produzione di tessuti più funzionali. La tecnologia permette alle aziende, alle case di moda e alle molte start up che si stanno affacciando nel settore, di creare tessuti tech, prodotti con componenti micro elettroniche. L’innovazione è tecnologica, ma spesso la valorizzazione delle potenzialità offerte è affidata al contributo di un designer particolarmente creativo, capace di immaginare tessuti nuovi.
Tecnologia indossabile. Il settore del wearable è in grande crescita in Italia e nel mondo, con prodotti ormai ampiamente diffusi e legati a brand forti e riconoscibili, dall’Apple Watch agli occhiali di Snapchat. Le possibilità però sono pressoché infinite e in breve tempo semplicemente il nostro abbigliamento integrerà funzioni diverse: anche il capo più semplice può prestarsi a questa innovazione tecnologica. Già oggi un genitore può acquistare calzini che monitorano il battito cardiaco e il sonno del proprio neonato e inviano le informazioni in tempo reale sullo smartphone. Lo sportivo sceglierà invece tra le calze che registrano i dati biometrici durante una corsa.
Anche noi a NTT DATA abbiamo presentato nel 2016 un progetto di wearable, la maglietta Hitoe. Realizzata con un tessuto che contiene un polimero elettro-conduttore, questa maglietta permette di monitorare diverse funzioni di chi la indossa, come frequenza cardiaca, elettrocardiogramma ed elettromiogramma.
Il progetto è frutto dei test effettuati su alcuni piloti della corsa di Indianapolis, ma le applicazioni potranno andare ben al di là delle gare automobilistiche. La maglietta infatti potrà diventare uno strumento di vitale importanza per chi lavora in siti difficili, come piattaforme petrolifere o centrali elettriche, o per le forze dell’ordine durante particolari missioni. Se la persona si dovesse trovare in condizioni di difficoltà Hitoe, integrato a uno smartwatch, potrà rilevare i parametri vitali e localizzare la persona, fornendo un supporto fondamentale alle operazioni di soccorso.
Alcuni player provano a spingere ancora più in là il connubio tra tech e fashion. È il caso per esempio di Cute Circuit, azienda con sede a Londra ma Made in Italy nel cuore creativo, con la designer Francesca Rosella. La sfida di Cute Circuit è quella di creare abiti che offrano un’esperienza emozionale servendosi di tessuti smart.
I risultati possono essere piccole opere d’arte come il Galaxy Dress, un abito composto da 24.000 LED – di fatto il più grande display indossabile al mondo – esposto permanentemente al Museo della Scienza di Chicago. Oppure nuovi wearable in collaborazione con marchi noti, come le scarpe All-Star per chitarristi: basta muoverle per avere gli effetti di un pedale sul proprio strumento.
(fonte: http://www.huffingtonpost.it)